L’AMOUR A’ TROIS

da | Giu 1, 2023 | Giugno 2023

E’ un po’ come se lui le avesse detto che all’inizio sì, lei gli piaceva.

Ed è un po’ come se lei glielo avesse scritto su carta che forse c’era dell’attrazione, o del giudizio, o della paura, o dell’amore, o quel dannato rapporto col sesso maschile che la faceva sentire facile e inadeguata; insomma è un po’ come se lei glielo avesse scritto che lui le piaceva.

E allora lui avrebbe aggiunto che non si trattava solo dell’inizio, e che quella notte che lei si era addormentata sul corpo di lui, lui aveva capito.

Ma anche lei, quella stessa notte aveva capito.

A quel punto, Giulia si sarebbe alzata da tavola per lasciarci soli.

Tanto di tutto

“What’s your take-away from Hopeland?”, leggo mentre compilo il form di chiusura del progetto.

E’ facile, tre parole. “People are important.”

Le persone sono importanti, e l’ho imparato solo a 27 anni, dopo anni di viaggi e altri di vita regolare. L’ho imparato forzandone la convivenza, e forzando me stesso nello starci insieme, trascurando alcune delle millemila usanze che sono solito portarmi apresso.

Meno scrittura, più dialogo.
Meno meditazione, più ascolto.
Meno allenamento, più lavoro di squadra.
Meno silenzio, più parole.

Di parole questa settimana ne ho dette molte. Moltissime. E pochissime, quasi nessuna, ne ho scritta. Vedo Pippo e mi racconto. Vedo Roxy e mi racconto. Vedo Pigna e provo a raccontarmi. Vedo Renna, bevo e poi mi racconto. Vedo Jo, Giulia e Gagoù e insieme ci raccontiamo.

Vedo mia nonna e mi racconto. “Tu non sei gay”, mi risponde lei dopo averlo fatto. Sorrido. “Infatti mi piacciono ragazzi e ragazze nonna.”
“No.”, e poi si morde il labbro inferiore come è solita fare.
“Se ti porto un ragazzo in casa, non lo fai entrare?”
“No.”, e poi si morde il labbro inferiore come è solita fare.
Sorrido, forse solo fuori. La guardo.
E poi si morde il labbro inferiore come è solita fare.

La Julienne parte per l’America.
Emile è a Torino ma non mi vuole vedere.
Dormo con Gagoù.
Alessia mi invita a casa sua una sera per vedere un film.
Rivedo Lorenza. Risento Lorenza. Riabbraccio Lorenza e vorrei già rivederla.

La città è tanto di tutto. E oggi che mi sento città mi chiedo anche quanto sia in grado di sostenere questo tanto di tutto.

Così passo sabato sera da solo. Prendo il mio zaino pieno di tutte quelle millemila usanze che sono solito portarmi apresso e vado a bere pastis al bar Pastis, disegnando ciò che vedo sul mio quadernetto dei disegni, visto che di parole da scrivere proprio non me ne vengono.

“Mon plan : te faire vivre à Marseille”, avrebbe ripetuto Gagoù per l’ennesima volta, dopo avermi incontrato prima, conosciuto dopo, e scoperto la mia insana passione verso l’aperitivo all’anice.

Le credo.

Allora mi alzo, prima però investo tempo ed energie nel cercare di capire se un pastis, uno solo, potesse essere l’inizio ma anche la fine di quel sabato sera.

Decido che sì e mentre cammino lento per via Sant’Agostino sorrido un po’.

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