LA STORIA DELL’ACQUA

da | Lug 16, 2023 | Luglio 2023

Il farro prima di essere cucinato va sciacquato qualche istante sotto l’acqua corrente.

Lo stesso succede con la frutta.

Il mio amico Frenco non chiude l’acqua quando si insapona sotto la doccia, però dice di aver fatto passi avanti, e lo fa mentre si lava i denti.

Intanto Roxy compra le bottiglie d’acqua al supermercato.

E lo sciacquone del WC contiene circa una decina di litri d’acqua: praticamente ogni pipì sono una cassa d’acqua da 6.

Il voto

Il primo problema emerso durante i 10 giorni di youth exchange in Umbria fu il cibo, anzi le quantità, per essere più precisi.

Ogni gruppo, a turno, aveva il compito di cucinare i pasti di giornata per tutti i partecipanti al progetto. Alle 13:00 e alle 19:00 sarebbero infatti essere stati serviti il pranzo e la cena.

Il primo giorno, alle 13:00 in punto una lunga coda si era formata presso il tavolo con sopra un pentolone con la pasta e una scodella gigante con l’insalata. Arrivati circa alla 35esima persona in coda il cibo era finito e la ragione era riconducibile a porzioni quasi esagerate di qualcun*.

  • Prima soluzione individuata dal gruppo: invitare i ragazzi e le ragazze ad essere più consapevoli delle proprie razioni.

Sempre il primo giorno, alle 19:00, il cibo era di nuovo puntualissimo sul tavolone centrale della sala da pranzo. Un’altra lunga coda si era formata e questa volta una dozzina di persone avevano dovuto fare i conti con i due pentoloni vuoti sul tavolo.

  • Seconda soluzione individuata dal gruppo: invito a mettere delle targhette vicino alle pentole, con la quantità di cibo per persona (es. 3 mestoloni di pasta, 2 polpette a testa…).

Alle 13:00 del secondo giorno pentoloni e targhette erano sul grande tavolone centrale, così come la coda e l’ansia di rimanere senza cibo. Questa volta solo una manciata di persone avevano dovuto arrabattare qualche forchettata di riso qua e là.

  • Terza soluzione individuata dal gruppo: riduzione del sistema gruppo.

Alle 19:00 del secondo giorno la cena non era pronta, e non lo era neanche alle 19:15. Io e Joanna osservavamo mentre il gruppo iniziava ad interrogarsi, e forse anche a innervosirsi. Poco dopo le 19:20 le porte della sala da pranzo si erano aperte e con istinto animalesco il gruppo si era riversato presso il grande tavolone centrale: la paura di rimanere senza cibo iniziava ad aleggiare tra la folla. Nessun pentolone però era lì pronto ad essere sventrato. Il gruppo in carica per la cucina aveva optato per un altro sistema: ciascuno dei 7 tavoli avrebbe avuto due teglie: una con il pasto principale e l’altra con il contorno, così anziché un unico grande sistema di 50 persone si sarebbero creati 7 piccoli sistemi da 7/8 persone ciascuno, e anziché due grandi fonti dalle quali attingere nutrimento, 14 più piccole e di più facile fruizione.

Morale? Nessuno era rimasto senza cibo e il tempo di attesa in coda era passato da circa 10/15 minuti a praticamente qualche secondo.

Tutti dannatamente contenti.

Tutti dannati e basta, avremmo poi scoperto in seguito.

Questo è il racconto di come, di fronte ad un problema, il sistema gruppo aveva trovato, dopo diversi tentativi, una soluzione. Questo però è anche il racconto di come ci stesse sfuggendo un particolare estremamente rilevante della realtà.

Il pomeriggio del settimo giorno infatti ci era stato presentato il conto di quella, e non solo, scellerata scelta. Joanna aveva aspettato che ci fossimo tutti per darci la notizia: “We’re consuming too much water. The owner of the farm told me that, if we’ll continue in this way, there are chances that we’ll run out of water soon. This means that, in that case, we’ll have to buy it, and it costs thousand of euros.”

Nessuno di noi se l’aspettava.

La prima immagine che mi era venuta in mente mentre Joanna parlava era quella di quando da piccolo giocavo a FIFA alla playstation. Ecco quando perdevo le partite, quelle importanti, spegnevo la console senza “salvare”, così che riaccendendola avrei potuto rigiocare lo stesso match. Ma in quel momento, in quell’esatto momento, nel cortile di una fattoria con attorno 50 ragazz* coinvolti nella stessa partita, dov’era il tasto SPEGNI?

Joanna aveva poi proseguito proponendo due strade: da una parte la chiusura dell’acqua per 12 ore al giorno, e dall’altra l’invito, rimarcato mille mila volte, ad un uso più consapevole dell’acqua, con tanto di cartelloni e workshop per educare ad un suo utilizzo più sostenibile.

Le reazioni furono molteplici: la più comune era il silenzio. Di fronte alla notizia che da lì a qualche ora l’acqua sarebbe potenzialmente finita, la maggior parte dei ragazz* non aveva proferito parola, quasi come a voler salvaguardare tutte le risorse simil-acqua possibili, anche la saliva.

Dall’altro lato del cerchio invece un gruppo di ragazz* si era schierato sulla difensiva, rifiutando qualsiasi condizione che non fosse un uso regolare dell’acqua. “Le ragazze che hanno il ciclo devono poter utilizzare l’acqua”, “l’igiene è fondamentale per la mia salute mentale”, “non possiamo non farci la doccia dopo una giornata in fattoria”, e altre legittimissime ragioni che altro non facevano che scavare un solco tra noi (l’autorità) e loro (il gruppo).

La conseguenza era stata una sorprendentemente educata ma sicuramente accesa discussione: non si può negare l’acqua, vero, ma la realtà era un’altra, altrettanto vero. E quindi?

Il lungo dibattersi aveva fatto emergere la necessità di fare chiarezza su due snodi fondamentali della dinamica di gruppo:
– uno: la potenziale limitazione dell’acqua non era una punizione di noi (autorità) verso di loro (gruppo), ma era una conseguenza del nostro (tutti un unico sistema) modo di operare.
– due: l’acqua, esattamente come il denaro, era una risorsa limitata il cui uso e consumo era nostra responsabilità. Così come, ai fini del percorso educativo, avevamo dato ai ragazz* un budget da dover gestire per il cibo (finito il quale non ci sarebbe stato più da mangiare…), anche l’acqua andava gestita in maniera consapevole (terminata la quale, niente più doccia o cacca nel wc).

Il lungo discutere aveva portato il cerchio a doversi esprimere attraverso il voto.

“So people”, aveva preso la parola Joanna, “we need to vote. From one side there is CONTROL, so raise your hand if you want to be controlled by someone who will open and close the running water, and from the other side there is TRUST, so raise your hand if you trust each others and you know that we can manage this situation by ourselves. Let’s vote.”

Controllo vs Fiducia: che dialettica bastarda.

L’esito del voto fu chiaro: ben oltre la metà del cerchio si era espressa per il CONTROLLO. Anche una piccola comunità di 50 anime, dove tutte si conoscono e conoscono le proprie facce, si era palesata la necessità di una figura super partes, di un’autorità al di sopra del gruppo, che si prendesse in gestione la vita pubblica della stessa.

E qui una digressione politico-sociale tirerebbe la questione su un altro terreno… ma è sull’acqua che voglio soffermarmi.

È l’acqua il tema.

Quel settimo giorno infatti, al termine della votazione, della discussione, del cerchio e delle tante parole, ciò che vedevo intorno a me era bellezza. Era stato bellissimo osservare il movimento piuttosto incerto della comunità di fronte a un’emergenza, ed era stato bellissimo essere presi a schiaffi dalla realtà: l’acqua è limitata! L’acqua è una risorsa!

Solo qualche giorno dopo, nel tentativo di risparmiare il più possibile il consumo dell’acqua, ho collegato il primo episodio (la questione pentole sui tavoli) con il secondo episodio (l’emergenza acqua).

È ovvio che lavare 14 pentole anziché 2 consumi più acqua, eppure nessuno, veramente nessuno, quella sera del secondo giorno ci aveva pensato.

Non siamo abituati, anzi non siamo educati, a pensare che l’acqua sia un risorsa limitata. Di contro però, così come per il budget affidato ai ragazz*, sappiamo benissimo che il denaro è limitato e bisogna trattarlo con parsimonia. Chi di noi pagherebbe 7 volte il prezzo di un caffè, avendone ordinato solo uno? Chi di noi non si farebbe due conti se da 2 dovesse passare di colpo a 14 membri del personale?

“La storia dell’acqua” è stata una parentesi viva e toccante dell’esperienza in Umbria. E sono grato di averla vissuta per davvero, dovendo fare a meno dell’acqua per dodici ore al giorno, e attuando tutte le restrizioni del caso (docce fredde, bisogni nel bosco, riutilizzo dell’acqua “sporca” per le piante…). Ecco io non vorrei un domani dovermi trovare di fronte ad una scelta: CONTROLLO vs FIDUCIA, perché ho paura che se davvero si dovesse arrivare a quel punto, di fatto, vuol dire la scelta era già stata fatta in precedenza. Vedasi farro, frutta, il mio amico Frenco, Roxy e lo sciacquone del WC.

leggi anche

PIANO PIANO

PIANO PIANO

"Hombre?"Dopo aver mancato la chiamata."Oggi ci sei?"Passa un giorno e nessuna risposta."Lag quando ci sei?" Rendo esplicito il mio bisogno di un amico, e finalmente dall'altra parte del mondo, e del telefono, si paventa un indizio: "Sentiamoci oggi Lam, quando vuoi."...

leggi tutto
“Riempire il vuo-“

“Riempire il vuo-“

"Como llenar un vacío", sorrideva Gagou (sì Gagou, quella della Grecia, cioè lei è francese... insomma quella de Il dopo) mentre io mi ero stufato di far finta di non capire."Que?", le rimbalzo addosso."Como se dice en english? No se...", e si sforzava...

leggi tutto
IN VIAGGIO DA/A/PER

IN VIAGGIO DA/A/PER

"Sono troppo poco egoista per potermi raccontare.", e forse se l'avesse avuto, avrebbe tirato già un sorso di Negroni."Perchè, il raccontare è un atto egoistico?", rispondo dopo aver fatto velocemente i conti col mio ego. Il clima sembrava rinnegare il moto di...

leggi tutto