Ho lasciato Cagliari per le 8:00.
Un’ora e mezza più tardi rispetto al solito, poiché dovevo aspettare che aprisse la reception per riprendermi la bici.
Alle 8:30 circa mi ero già perso.
Che fine ha fatto via San Secondo?
Per il navigatore esiste.
Per la realtà no.
La via sembrerebbe infatti terminare nel parcheggio dell’Enel.
Torno indietro. Proprio lì vicino c’è un centro commerciale con Decathlon.
Il negozio apre alle 9:00.
Così aspetto, faccio colazione da McDonald (lo so, non giudicarmi), e finalmente riesco a comprarmi la maglietta termica mi spero mi salverà dal freddo la notte.
C’è solo un XL, taglia grande: ma la faccio andare bene.
Allora all’agnello
La destinazione finale di questa tappa sarà Chia, a circa 70 km in bici da Cagliari, ma prima, anche se questo significherà allungare un po’, vorrei passare da Assemini dove c’è una gastronomia che sforna la Panadas con agnello o anguilla.
Rimetto il navigatore. Di nuovo via San Secondo. Riprovo e scopro che la strada è chiusa da un cancello lucchettato.
Non ho alternative: prenderò la statale. Mentre mi avvicino alla strada a tre corsie, il navigatore continua a indicarmi di tornare indietro: lui ci tiene, cucciolo.
Ma non demordo e mi butto tra le macchine che sfrecciano a 100km/h: carine loro.
Ho paura: non vedo l’ora di uscire, ma la distanza che in macchina avrei percorso in 6 minuti, richiede il suo tempo se fatta su due ruote.
Finalmente esco: sono ad Elmas. Da qui non dovrei più prendere nessuna statale.
Lentamente, con un pochetto di maestrale contro, raggiungo la gastronomia Sa Panada Efisio: sono le 10:30 e la panada non sarà pronta prima dell’una.
Che fare? Aspetto o vado?
Crisi.
Il senso del dovere. La panada. Raggiungere Chia, trovare un posto per la notte, piazzare l’amaca, rilassarsi, godersi il viaggio, rischiare, uscire dallo schema.
Crisi.
Chiamo Giulia: “chi dorme non piglia pesci!”, esordisce lei.
“È un segnale!“, penso, “i pesci, l’anguilla, la panada…”
“Ho bisogno di un consiglio…”, e le spiego la situazione.
“Ma io ti direi di seguire il tuo programma. La panada ce la mangiamo insieme quando vieni ad Oristano.”
Non mi ha convinto. Eppure mi sto mettendo il casco, dopo aver già slegato la bicicletta.
Chiedo a un vecchio al bar.
“Massì fermati! Senno che viaggi a fare? Ci vai nel pomeriggio a Chia, che magari ti becchi anche un po’ di Maestrale a favore.”
Maestrale a favore? Impossibile. Però mi ha convinto.
Rientro in gastronomia e ordino una panada con l’anguilla per pranzo.
“L’anguilla non ce l’ho oggi.”, la titolare, moglie del cuoco.
Cazzo i segnali…
“Vabbè, allora all’agnello.”, cedo.
Esco di nuovo e mi siedo accanto al vecchio del bar. Ho due ore abbondanti di attesa: parliamo un po’ e in poco tempo mi terrorizza: “ma perché viaggi da solo?”, “meglio sempre in due o tre”, “occhio, Arbus è pericolosa. La scorsa estate hanno violentato una coppia e poi gli hanno ammazzati”
Vorrei andarmene.
Ma perché mi sono fermato?
Sono stanco.
Non ho molta fame.
Ho almeno 60km di bici ancora.
Fiducia Jacopo.
Fiducia.