TROPPA VITA

da | Gen 22, 2024 | Gennaio 2024

“C’ho i mostri nel cuore Ja”.

Ma poi che senso ha sentirsi dire questa frase mentre si guida una Fiat Panda blu per le strade meno raccomandabili di San Salvario?

M. (per rispetto, lo chiameremo M. perché chi lo sa se tale M. voglia in fondo farli uscire sti mostri dal suo cuore) aveva i mostri nel cuore e io guidavo stanco tra un turno di lavoro e un altro.

La vita è proprio buffa.

Io, comunque, ero dispiaciuto per M., anche se tra la sua montagna e il mio abitacolo c’erano centinaia di chilometri, e mi sentivo così empaticamente lontano, e quindi forse anche meno amico.

M. c’aveva i mostri nel cuore, cazzo.
Io, avrei tanto voluto abbracciarlo.
Ma dovevo studiare, e lui lavorare, forse.

La vita è proprio buffa, quando si mette a giocare col metateatro.

Sono in ritardo nella scrittura di questo testo. Lo sono, sì. E lo voglio mettere per iscritto: voglio espiare le mie colpe. Voglio dirmelo, che sono vittima.

In fondo non ci credo neanch’io a queste ultime righe: la verità è che è tutto meno dell’anima, e molto più della praticità.

Non ho tempo.

I miei giorni sono diventati viscidi come inafferrabili molluschi: mi scivolano via che ormai la pasta è scotta, e addio spaghetti coi calamari.

Anche in questo momento, noto l’occhio che cade sul quadratino in basso a destra dello schermo: “quanto tempo ho per finire di scrivere?”
Poco, forse 10 minuti. Poi devo scappare dal greco.

Non ho tempo, però lo gestisco piuttosto bene. Faccio del mio meglio per incastrarmi tra i quadrotti di quest’interminabile catena di montaggio.

Esempi di incastri quasi riusciti tra i quadrotti:
Venerdì: mi sono svegliato alle 6:52, stretching, doccia, colazione, bicicletta, lezione, bicicletta, pranzo, caffe, studio, workout, doccia, tentativo di scrittura di quest’articolo, lavoro.
Giovedì: mi sono svegliato alle 7:10, colazione, metro, lettura della storia d’amore tra Dioniso e Ampelo, treno, Pinerolo, pranzo, treno, lezione, metro, lavoro.
Mercoledì: mi sono svegliato alle 6:58 sul solito letto non mio, ho tentennato, colazione col padrone del letto, scuola, degustazione di 10 birre, macchina, lavoro.

Di tutto sto listone, io sono le virgole: incastrato tra un impegno e l’altro. A fare da collante tra i quadrotti che definiscono chi sono io in questo momento.

Adesso la mia virgola dividerebbe gli spazi atti ad ospitare le parole sonnambulo e fallito: ho trascorso l’unico pomeriggio libero del mio presente a dormire. Oggi che i quadrotti dicevano di studiare e di finire di scrivere sto maledettissimo articolo.

Mi sono appena svegliato con la faccia tutta stropicciata e l’alito che soffia una notte di baci. Sono sonnambulo nel mio mantenermi sveglio e gettare, come al solito, l’occhio sul quadratino in basso a destra dello schermo per vedere l’ora: ho 13 minuti per finire di scrivere. E sono fallito per via del mio talento di pianificarmi la vita.

Il prossimo quadrotto, molto probabilmente, dirà “festa”, anche se il mio talento sta pianificando di non bere, e io, tutto sommato, sento di aver fatto ciò di cui il mio corpo aveva tremendamente bisogno.

Non ho tempo.

O forse ho troppa vita.


sto perdendo i pezzi.

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