“La vita non è così difficile, se ci pensi bene.”
Simona, tra i 23 e i 25 anni, di Villafranca d’Asti.
Compagna di classe dal gusto retrò, si può dire retrò?, che quel giorno aveva arrossato le guance in segno di indignazione nei confronti di un risultato d’esame un po’ zoppicante.
Già sapevo come sarebbe andata a finire: ormai mi conosco, ci sguazzo nell’approfondimento dei disagi altrui.
“Con chi ce l’hai?”, mentre, seduti vicini in pausa pranzo, volevo che provasse a ricostruire il suo stato d’animo. L’avevo interrotta, tagliata, forse ferita, proprio mentre la sentivo sbrodolarsi in quel suo dispiacere.
No Simona, non così! Non staremo qua ad ascoltarti mentre ti crogioli nelle tue lamentele. Oggi ti va male, oggi siamo seduti vicino, oggi andremo dentro, dietro, oltre.
Lei in silenzio solo per un istante: “Non ce l’ho con me stessa!”, esordio interessante, “no, io penso di aver fatto tutto abbastanza bene.”, cazzo, impettita la miss. La guardavo provando a dirle “vai avanti, continua”, mentre lei giocava su tre tavoli: quello esterno del racconto, quello interno dell’ascolto, e quello laterale del giudizio.
Quando hai scelto di essere prigioniero?
E mentre mi sforzo di ricordare le parole di Simona, mentre scrivo, mentre ascolto Calcutta, mentre un paio di Campai si godono il loro biglietto del Luna Park del mio corpo; mentre tutte queste cose accadono, sento la mia mano contrarsi per lo sforzo di rincorrere con la penna un fiume di parole troppo, troppo veloci.
Mi viene in mente Johnny Depp, in Paura e delirio a Las Vegas: è la seconda volta qui, nella cucina del ristorante. Alzo lo sguardo e capisco il perché: Van Life, la playlist di Spotify in loop in sala, con la copertina a raccontare di un’automobile su una deserta strada americana.
È una settimana di vette e valli, di una notte da 9 ore di sonno seguita da una da 4, e sicché la proprietà commutativa ancora non ha conosciuto le funzioni fisiologiche del corpo umano, fottiti Jacopo, ti sveglierai stanco, e zitto! Hai voglia a sentirti in colpa.
…
Puntini puntini: scrittura interrotta dalla prima di una lunga serie di comande. Riprendo il filo solo la sera dopo, quando distrutto mi ficco sotto le coperte esattamente alle 21:10 di un sabato di Luna Piena.
È stata miss Mancinelli a ricordarmelo, e non poteva che farlo parlandomi del suo sogno: ora un inciampo meno lontano.
Febbraio fatica a terminare e lo dico solo perché conosco esattamente quando numero e giorno si incontrano.
Il 27 è un martedì: primo appuntamento del corso di “avvicinamento al vino.
Il 29 un giovedì: giorno senza programmazione di Povere creature al cinema: proprio quando avevo il pomeriggio libero, proprio quando mi ero messo in testa di prendermi un impegno.
Nei prossimi giorni ho già preso appuntamento con Alberto, Lorenza, Cri e Marylin. Sono rimasto vago nel quando e dove, e se fossi chiunque altro scommetterei un penny sul 100% di flop. Non vedrò nessuno di loro: è molto probabile.
Come una trottola mi arrovello su me stesso quando lo spiraglio di un po’ di tempo libero si fa largo fra una vita che non sapevo di essere in grado di scegliere: e mo’ cosa faccio? È domenica, stasera non lavoro, sono abbastanza riposato.
Piccola rappresentazione di ciò che succede tra mia testa e la gola:
– vai a casa, riposati, leggi, scrivi, goditi un po’ di pace. magari ti accendi un bel film…
– film? chi ha detto film? perché non vai al cinema a guardarti sto benedetto Povere creature? dai, poi non lo daranno più e lo sai anche tu che verrai divorato dai sensi di colpa!
– aspettate un attimo: hai il pomeriggio libero, è domenica, esci da lavoro alle 15:46 con un tiepido sole e tu che fai? te ne torni a casa? o peggio, ti chiudi in un cinema? ma prendi sto telefono e senti i tuoi amici! vatti a fare un birrino, poi due, poi alzati, piscia, e fai quella domanda che sai, sai benissimo, non dovevi fare: “altro giro?”. Cazzo Jacopo, sei un coglione.
– wait, wait, wait… oggi hai degustazione no? allora fai una cosa: vai a casa, ti fai una bella doccia, ti rilassi, poi prendi esci, vai a degustare e stasera, come da accordi presi giovedì scorso, ti vedi con Marylin a Lo Sbarco.
– ma io vorrei dormireeeee. non vorrei iniziare la settimana stanco. poi domani ho la sveglia alle 6:30, ché devo fare sport, altrimenti quando lo faccio?
– è ovvio! scegli sempre te stesso! non esci la sera che al mattino devi fare sport, non bevi un birrino che poi metti sù la “pancetta”, niente gelato che devi rientrare a casa a scrivere il tuo solito articolo settimanale. ma come fai? quando hai scelto di essere prigioniero?