“Loro stavano seduti, io volevo correre.”
Mi sono rivisto con A.: me l’ha chiesto lui dopo un paio di settimane di silenzi, e la certezza, quasi adulta, di aver chiarito entrambi le nostre posizioni.
“Io non me la sento di approfondire”, io ad A, dopo aver trovato la pepita dell’onestà nella tasca destra.
Io no, lui sì. Eppure nessun disagio, nessun disguido, nessun rancore: era tutto chiaro, così come era chiaro che avremmo entrambi accettato il sentire dell’altro.
Tutti quei piccoli insegnamenti, sparsi come sassolini, trovati qua e là nel tempo del mio peregrinare, trovavano modo di esistere anche lì, proprio lì, nella “vita reale.”
Così, dopo esserci allontanati, io e A. ci siamo rivisti al solito bar, a raccontarci di quel tempo passato ad affaccendarci tra doveri e fughe da essi, quasi come se nulla fosse accaduto realmente. E siccome i racconti di quel tempo sarebbero presto finiti, tanto valeva giocare a voltarsi ancora più indietro, per scoprire cosa c’era prima. E prima c’erano le amicizie, quelle storiche, di paese, di scuola, degli scout… le amicizie che ci si porta dietro perché l’inerzia, prima che un principio, è un fatto, una tecnica di sopravvivenza. Salvo poi scontrarsi con le velocità, quelle che, a volte con dolore, altre con liberazione, ti fanno dire: “Loro stavano seduti, io volevo correre.”
Ciao vecchie amicizie.
Da adulti,
nessun disagio, nessun disguido, nessun rancore.Vostro Mio, A.
Facciamo pratica
Ho applicato una lezione appresa al corso di Gestione dell’acqua piovana alla mia vita.
Naturalmente, mentre lo facevo, non ero a conoscenza: l’ho realizzato dopo, quando ho provato godimento nel muovermi tutti i giorni in bici per distanze ferme allo stadio di piacevoli, prima di diventare sopportabili.
Ho trascorso la mia prima settimana nella casa nuova. Tutto liscio: nessun picco e nessuna valle. Vivo con altre cinque persone, ciascuna impegnata a vivere la propria vita, ed è per questo che i tempi e gli spazi comuni poco emergono in questa storia di coinquilinaggio.
Ecco, la parola coinquilinaggio è una parola nuova. E non solo, coinquilinaggio è proprio un concetto nuovo. Pensavo, infatti, di aver avuto numerose esperienze di vita vissuta con altr*, eppure questa casa mi sta insegnando che non basta condividere un tetto per vivere insieme. In questa nuova casa sto scoprendo che le mie esperienze passate erano esperienze di vita comunitaria, definite da un patto qualitativo e valoriale, dove tutti i componenti credono nell’interazione e nella condivisione… ma vita comunitaria e coinquilinaggio non sono la stessa cosa! Perché se la prima getta le proprie basi sulle relazioni e sulla costruzione di un sistema che coinvolga tutte le componenti, la seconda è “vivi e lascia vivere”, ognuno per la propria direzione nel rispetto delle esigenze altrui. Non che vi sia un meglio o un peggio: è infatti bello sapere di poter contare su una comunità, ma lo è altrettanto il sapere di avere i propri spazi per potersi concentrare su progetti di vita personali, ad esempio.
Insomma, avevo fatto esperienze di vita comunitaria senza sapere che c’era dell’altro; ora sto facendo quell’altro e chissà quali altri insegnamenti si porterà dietro.
REALIZZAZIONE
Realizzo ora che ciò di cui volevo scrivere, però, era diverso: la lezione appresa al corso di gestione dell’acqua piovana.
C’è un principio, o forse è solo un’idea, un’aspirazione, un concetto buttato lì, che descrive la permacultura come un qualcosa di organico, all’interno del quale c’è sinergia tra gli elementi; elementi che entrano in connessione anche nella vita di tutti i giorni. In questo ingorgo di parole, dunque, diventa permacultura anche la spazialità delle nostre giornate.
Facciamo pratica.
Disegnati al centro di un foglio di carta.
Disegna attorno a te tutti i luoghi, le attività, le persone che frequenti più spesso, provando a mantenere “vere” le distanze reali (ad esempio se il posto di lavoro è più lontano del bar dove fai sempre aperitivo, bhe disegnalo più lontano…).
Ora, su un altro foglio, di nuovo, disegnati al centro, e rappresenta quegli stessi elementi più vicini a te tanto più sono importanti (ad esempio, se il lavoro è più importante del bar dove fai aperitivo disegnalo più vicino…).
I due disegni sono uguali? O c’è qualche luogo/affetto/attività che assume posizioni diverse sui due fogli?
Ecco. Quasi sicuramente, senza esserne cosciente, io ho da poco fatto un’operazione di permacultura: cambiando casa infatti, nonostante abbia rinunciato ai benefit delle coccole del babbo e della mamon, nonostante mi costi dei soldi, nonostante il pippone coinquilinaggioVSvitacomunitaria, ho riassestato i due disegni. Ora sono a 6 minuti di bici da scuola e 11 da lavoro, il ché significa più tempo, che posso dedicare allo sport, alla scrittura, o molto più banalmente al dormire mezz’ora in più.
L’equazione poi è molto semplice:
delle casette disegnate male su dei foglietti = maggiore qualità della vita
…e anche oggi ho dato del tu al mio essere fricchettone
🌿