“Ho realizzato che il sentimento non era abbastanza, e così rieccomi: il solito vecchio Marcolino dal cuore spezzato.”
Marcolino, l’ennesimo amico di quel/questo viaggio che ama, oh se ama, capitolarsi su sé stesso. Cresciuto a Genova, conosciuto ad Alanya (una discutibile città della Turchia), ora vive a Madrid, dove sembra finalmente aver trovato terra fertile per poter far crescere le proprie di radici.
Stavo studiando le malattie del frumento (mal di piede, oidio, septoriosi, ruggine e fusariosi. le scrivo solo perché così intanto le ripasso…) quando una sua videochiamata aveva fatto breccia nella mia tensione verso la distrazione.
“Marcolì!”, dimenticandomi il senso del dovere.
“Ma signor Jacopo! Non mi aspettavo mi rispondessi!”
“Eeeh, sono un uomo ormai. Sono responsabile!”
“Così mi stupisci! Oh ma dove sei?”
“A Torino ragazzo! Studio e lavoro qua! Non so neanche io cosa mi stia succedendo… oh ma tu? Come stai?”
E via con l’amore. Il cuore spezzato e quel sentimento che, scoprimmo entrambi, non essere abbastanza. Allora una discarica di parole per provare a capirci qualcosa: il perché? il cosa manca? il come si fa?
Marcolino intanto raccoglieva i cocci, mentre io, dalla presunzione che uno screen di un telefono poteva elargire, sentivo che il ragazzo aveva tutti i mezzi per costruirci un gran bel vaso.
21 marzo, for real
Fermi tutti!
È arrivata la primavera! aaaaaaaaaaaaaa!
Il giorno più bello dell’anno!
Ancor più bello perché poi lo è veramente, senza subire (per ora) il fascino dell’aspettativa che abbindola la realtà. Amo il 21 marzo, e il 21 marzo continua negli anni ad essere un giorno da diesci!
Mi sveglio: workout, doccia calda/fredda, colazione, articolo interessante, bici, musica e che fai? vuoi non cantare per strada? allora canto, bagnando gli occhietti di una lacrima misto vento misto umanità. Arrivo a scuola: ragazz* venite qua che vorrei abbracciare tutt*! Ah aspè, al mattino incrocio Nicco, uno dei miei millemila coinquilini: non mi saluta, sembra incazzato. Jacopo non permettere a nessuno di rovinarti questa giornata, né a Nicco né alla tua subdola paura di aver fatto qualcosa di sbagliato. Oh, ha funzionato! Non mi saluta: amen! Oggi è primavera!
Dove eravamo? mmm scuola, sì, non mi ricordo le materie ma chissenefrega, fuori c’è il sole… chiamo la nonnuzza: il 21 marzo è anche il suo compleanno.
“Amore! Ciao!”
“Ciao nonnuzza! Tanti auguri!”
“Ma grazie! Quando vieni a trovarmi?”
“Eh non lo so, dipende dalla scuola, dal lavoro… ma quanti anni fai?”
“Tanto ho gli spinaci, così ti faccio i gnudi la prossima volta, basta che me lo dici così prendo la ricotta.”
“88 giusto?”
Ma che conversazione è mai questa?
“Nooo macchè! Sono una ragazzina io! Sono al terzo bicchiere di limoncello.”
Eccola lì la nonnuzza, mentre volava ebbra attorno all’ennesimo sole della sua tanto semplice quanto ricchissima vita.
“Ciao Nonnuz! Ti voglio bene! Ci vediamo presto!”
“Ciao chicco, anch’io!
E siamo sempre e solo al 21 marzo. Allora secondo compleanno di giornata: Afrodite. “Auguri fruuu!”, “Up for a beer tonight?”, “Busy at work 😭”, “What time are you done? Maybe I’ll be around.”, “Let’s say around 11:30”, “Ok, let’s see.”, “Deal, let’s see!” Che bello poi lasciare al let’s see il fascino della sospensione.
Poi vabbè, lavoro, mi diverto, sono troppo stanco per vedere Afro, vado a casa, mi corico, forse vorrei farmi una sega (e ragiono ora se voglia concedermi il permesso di dirlo pure in questa sede: pure sul mio blog! Te sei matto Jacopo), chiudo gli occhi, dormo.
Elettroencefalogramma piatto. Tu tu tu
Che poi questa settimana ho scoperto una gran cosa, anzi due, anzi: ho scoperto la stessa cosa vista da due prospettive diverse.
- Ho scoperto che mi importa sempre meno del giudizio degli altri.
- Ho scoperto che ancora un po’, però, mi importa.
- Adesso, mentre scrivo, mi sono dimenticato del perché del punto 1. Nel senso: in quale momento della settimana l’ho realizzato? Cazzo, ci pensavo poco fa, mentre cucinavo il riso per le schiscette dei prossimi pranzi. Rifletti Jacopo, ricorda Jacopo, metti insieme i pezzi Jacopo. Allora, vai con ordine: 1. non vedo l’ora di mettere quei pantaloni blu strani (primo punto a favore verso il non mi curo più del giudizio altrui), 2. bo forse non c’è un 2.
Niente, ho buttato il cuore di questo articolo nel cesso.
Sono sicuro che mi tornerà in mente.
Anzi, azzardo: lo manifesto! Tornerà e lo scriverò!
Mentre per il 2. ciao fratello, ancora ce n’è di lavoro da fare. Di seguito elenco puntato del suddetto lavoro da fare: se vuoi darmi una mano, parliamone, potrei assumerti come stagista, nessuna garanzia, ma apertivi pagati.
- Ho corso la Deejay TEN. Primo atto: “Maso (che sarei io per il mio amico Isco), abbiamo deciso che tu terrai il passo.” Secondo atto: “Vabbè questa per te è una passeggiata.” Terzo atto, in scena nel mio cervello: “oggi devi viaggiare fratello, non puoi deluderli.” Se sei concorde che ci sia da lavorare su un qualcosa tipo “self esteem”, non esitare a contattarmi. 🙂
- Solito vecchio dilemma sessuosomethingsomethingale. Bel ragazzo quello, lo dico? Mmm non voglio mettere in imbarazzo i miei amici. Come si chiama già sta roba? Omofobia interiorizzata. Che se fossi un antropologo sarebbe un gran bel tema. Ma io sono Jacopo… ah vale la regola di cui sopra. faccina 🙂
- Per ora questi i due grandi faldoni della settimana. Poi certo potremmo aggiungere della camicia non messa nei pantaloni perché non sarebbe nel mio stile, della domanda non fatta perché dai lascia un po’ di spazio anche agli altri. Storie di ordinaria follia direbbe un amico mai conosciuto se non per mezzo di qualche suo scritto. Rimando alla faccina. 🙂
Settimana importante. Piena. Col sole.
Saluto come se fossi alla radio.
Alla prossima fratellì. 🚀
*intanto quella sega me la feci
(l’ho scritto perché vedasi punto 1.)