“Mi ero quasi innamorato”
“Oddio Davide!”
Parole di altri. Di altre.
Mie solo le orecchie che si sono trovate lì, per caso ad ascoltare.
Davide si era quasi innamorato quando io e Adele stavamo uscendo dall’acqua, dopo l’ennesimo pomeriggio passato sul materassino a coccolarci ed ascoltare il mare. Perché Palahniuk era finito, il sole non ancora tramontato e noi ignari, nell’andare chissà dove.
Poi lo squalo e la molletta: “se vuoi te la lascio.”, aveva risposto Adele al piccolo Davide, che dopo essersi dichiarato, aveva visto nella sua pinza per capelli lo sfogo di quell’amore catapultatogli addosso.
“Mi ero quasi innamorato”, aveva tagliato l’acqua il piccolo Davide.
Io incredulo.
Adele sorridente.
Il mare alle nostre spalle.
Non ce pensà
Luna piena in Toro.
Mi preparo.
Palo Santo.
Rie Chinito.
E lo sforzo nel focalizzare i buoni propositi da sussurrare all’Universo.
“I can totally relate to what you’re saying”, e l’emoji di un abbraccio a sugellare quella condivisione di instabilità
Siamo tutti lì.
Lo sono io. Lo è Fruu. Giulia. Maurino.
Siamo tutti instabili. Tutti in transizione.
E siamo tutti ricoperti della nostra persona che fa fatica a liberarsi del proprio esoscheletro. Anche se la Luna ci dice di accettarlo, il cambiamento. Di dargli il benvenuto. E soprattutto di lasciare andare.
Siamo tutti lì. A passare un giorno diverso dall’altro: ieri benissimo, oggi non mi parlare. Tanta testa in queste settimane: tanta testa a provare a guidare l’auto dal sedile posteriore. E lo capisco solo adesso quel sogno ricorrente di me che provo a guidare dal sedile posteriore: lo capisco solo adesso che lo scrivo senza neanche pensarci troppo (e lo si vede dalle ripetizioni delle stesse parole che si inciampano nel muoversi ondoso delle dita).
Troppa testa.
Così mi tornano in mente le parole di Elia, anche lui nella burrasca del suo cambiamento: “ma alla fine se mi ascolto so di cosa ho bisogno, la difficoltà e spiegarlo alla mente, che lei pensa solo. e col pensiero crede di poter fare tutto”
Leggo e rileggo. E scopro allora che mente e cuore non sono dualità. Non c’è dicotomia nella loro libera interpretazione del mondo. Così le disegno, legate dal filo di un aquilone: mente che si abbandona al vento, e cuore che ne tiene salda la direzione.
Siamo tutti lì. Aspiranti adulti indecisi sul da farsi perché il da farsi non può prescindere dal sé. E allora valle a mettere insieme tutte le variabili: il cosa, il chi, il dove, il quando… valle a mettere insieme tutte le materie dell’animo umano. Shakera e cavaci qualcosa.
Alterno pennichelle su una pietra in montagna alla lussuria delle feste organizzate, e mi dimentico di quel filo d’aquilone che tiene insieme i pezzi. Così la prima diventa motivo di orgoglio, e la seconda senso di colpa. La prima mi fa credere di potercela fare, e la seconda mi riporta nell’abisso. Due punti isolati, dai quali passerebbe una sola retta.
E rimango stranito quando Pippo mi dice che è un buon periodo: ma come?, penso. Tutti i miei amici sentono l’influenza della Luna e lui no? Così lo disegno distante, ma non appena mi mette le mani nei capelli, abbozzo un sorriso: troppa testa, anche questa volta.
Il miglior consiglio me lo dà Maurino, senza sapere di averlo fatto.
“Come stai?”, mi chiede.
“Sto bho. Anche bene. Ma anche male.”
“E come starai?”
Cazzo. È difficile questa.
“Starò… Questa domanda mi fa quasi paura.”, abbozzo una risposta.
Il tempo della lettura e della scrittura di un messaggio.
“E allora non ce pensà”
Forse la cosa più semplice, giusta e banale di cui avessi bisogno
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Ieri sera ho parlato con Adele.
Le ho detto che mi dispiace per quello che è successo tra di noi.
“Non ho capito il perché?”, esponeva le sue ferite.
“Sono, ed ero in difficoltà”, esponevo le mie.
“E che c’era un prima, e quel prima lo consideravo valido.”, poi una pausa.
Io che provo a spiegarmi, a lei, e a me stesso.
E quando le scorie del non detto stavano lasciando di nuovo spazio a quel prima, Adele mi ha portato al mare.
“Oggi mi è esplosa la pinza per capelli! Così. BOOM! Subito mi sono spaventata, e poi ho pensato: “oddio Davide!”
mi ero quasi innamorato