CHI PENSO DI ESSERE

Vivevo in una tenuta del 1225 in terra senese.
Al mattino davo da mangiare ai miaili e pulivo la loro cacca
davo da mangiare alle galline e pulivo la loro cacca
davo da mangiare alle vacche e no, non pulivo. Avevano colline intere tutte per loro. Poi potavo gli alberi da frutto e ammiravo chi faceva lo stesso con gli ulivi.

Il pomeriggio poi, arrivava presto e la caldaia aveva bisogno di altra legna. Io intanto volevo imparare a suonare la chitarra, così mi sedevo in giardino e chiedevo ad Andy di insegnarmi qualcosa. La sera, tutti a tavola, si parlava in americano di noi: 14 ragazz*, 13 from the usa e me, dalla sabauda Torino.
Tra noi, Trevor: apprendista norcino, segretamente scrittore.

A very normal guy è lo specchio della mia irrequietezza, quella che mi porta a iniziare tutto e finire niente.
È una sfida, e soprattutto, un occasione per imparare.
Per imparare ad essere costante e fare della scrittura una maestra.
“Vorrei imparare a scrivere con regolarità, proprio come fa trevor.”, il mio primo proposito.
“Vorrei imparare ad osservare”, il mio secondo.

A very normal guy nasce così. Per qualcos’altro…

JACOPO MASI

A very normal guy in fondo e’ solo un pretesto per vivere il mondo immerso nella sua statuaria realtà provando, anche solo per qualche istante, a ripercorrere a ritroso il tortuoso cammino del pensiero.

È sempre per qualcos’altro che nascono le cose.
Io nasco per la volontà dei miei genitori, l’albero nasce perchè il vento decide di portare via con sè i suoi semi, “a very normal guy” nasce perchè trevor mi ha insegnato la persistenza.

 

A very normal guy nasce proprio da quel suo essere segreto.
Ogni domenica infatti, no matter what, trevor prendeva il suo piccolo taccuino a cui aveva affidato a kerouac
L’onere di inciderci un pensiero, e si ritirava nella stanza delle zucche, quella che qualcuno chiamava il museo,
Ma che emma usava come rifugio per darsi appuntamento col tramonto. Trevor si chiudeva lì, e in segreto,
Si metteva a scrivere, ogni santa domenica. Lo faceva perchè in fondo era uno scrittore, e sapeva che al talento
Bisognava affiancare la dedizione, all’espressione artistica la volontà, al fuoco del desiderio la miccia della perseveranza.

A very normal guy nasce così, una domenica. Quando aprii la porta della stanza delle zucche e lo vidi, di spalle. Chinato sul tavolo, a scrivere. “è così che si fa!”, pensai, “Ci si ritaglia del tempo e si fa! Anche se fuori c’è il sole e vorresti tanto
Sdraiarti sul prato con gli amici. Anche se gli altri stanno organizzando la grigliata. Anche se fa freddo, fa caldo,
Gioca il toro, sei sbronzo, eccitato, distratto… Anche se… No matter what, scrivi. Non importa cosa, scrivi.”