PER UNA FARINATA

da | Ago 11, 2023 | Agosto 2023

Di certo non me lo sarei immaginato così quel sabato sera.

“Quando uno si conosce, diventa più facile manifestarsi.”, aveva detto Alessia, rannicchiata sull’altro lato del letto. “E ora che fai?”

Da occupante di quasi tre quarti di quello stesso letto, mi ero alzato a fatica per poi rimettermi sdraiato, questa volta a terra, proprio lì dove avevo lasciato il mio solito Invicta verde: “Prendo il quadernino. Vorrei scrivere la frase che hai appena detto: anzi come era già? Se ti conosci…”

“Quando uno si conosce, diventa più facile manifestarsi. Mi pare”

“Quando uno si conosce, diventa più facile manifestarsi. Cit. Alessia. È bellissima! No?!”, e intanto sorridevo, rileggendo quelle parole e accarezzandole come avrei fatto con lei.

In quel momento alzai lo sguardo.

Di certo non me lo sarei immaginato così quel sabato sera.

Bello Pigna

“Pigna! Che fai a cena? Ci si fa una farinatina?”, io, tutto zozzo e tutto sudato, di ritorno da una domenica in solitaria in montagna.
“Sono a cena da mio suocero.” E certo. Era domenica, domenica sera, e Pigna e famiglia erano soliti andare ad abbuffarsi di burro e qualcos’altro da Aurelio, il suocero.
“Ah, nulla allora.”
“No, ma aspetta, io una farinata me la faccio volentieri. Tu a che ora ci sei?”
“Ma veramente? Vabbè, io fai 40 minuti e sono da te.”
“Perfetto. Ci vediamo sotto.”

Uno sguardo con Pigna, un abbraccio con Camilla, la moglie, e due baci a Irene, la figlia, prima di salire tutti e quattro a casa e fare della farinata un pot-pourrì di avanzi della cena.

Sul versante est del piatto del coniglio, poco sopra un paio di rolatine, a sud fagiolini e affacciata sul tramonto una quiche con verdure: in fondo, che buona la farinata!

“Vuoi fumare?”
“No Pigna. Ho smesso. Non fumo più da una vita, e sai che c’è? Sono contento! Ma vengo fuori lo stesso, sediamoci un po’.”

E fuori voleva dire sul balcone all’ottavo piano che dava sul cortile. Lì c’erano due sedie di plastica dove io e Pigna eravamo soliti annullare il tempo per perderci in confusionarie chiacchierate.

“E tu? Come stai?”, dopo che Pigna mi aveva detto che non era un gran periodo e che non vedeva l’ora di sparire per un mese su una qualche collina della Liguria, dove non prendeva il telefono e dove le giornate si sarebbe ripetute tutte uguali: lente e dannate.

“Io sto bene Pigna! Oggi mi sono fatto un super giro in montagna.”
“Con chi?”
“Da solo. Avevo una mezza crisi che non sapevo che fare, così sono andato verso la Val Pellice e appena ho trovato un posto che mi sembrava un sentiero ho lasciato la macchina e mi sono messo a camminare.”
“Sai già che farai?”
“No. Non ho nessun programma per st’estate. Anzi, non ho nessun programma punto. Forse me ne starò qua, magari mi trovo un lavoretto stagionale e poi si vedrà. Ah poi ho conosciuto un ragazzo, siamo usciti un paio di volte: è stra piacevole.”
“Dai! Come si chiama? È qui a Torino?”
“Alex.”, perché sì, nella mia testa si chiama AlexPunto, “e no, è di Aosta, ma un paio di volte a settimana viene giù che deve aiutare i suoi genitori, specialmente suo padre che in questo momento è in cura.”
“E come vi siete conosciuti?”

Un attimo di silenzio. Prendi tempo Jacopo, ragiona sulla risposta.

“Su un’app di incontri.”, e Dio quanto me ne vergognavo. Quanto mi vergognavo della verità.

Dall’altra parte il benché minimo cenno di giudizio da parte di Pigna. Cosa gliene sarebbe mai fregato a lui? Lui va oltre. Anche se a volte me ne dimentico.

“Sai ne parlavo ieri con Alessia di sta roba delle app di incontri: con le ragazze non mi verrebbe mai di usarle, anzi non mi sentirei proprio a mio agio. Ma con i ragazzi è tutto diverso. Si dice che siamo tutti uguali, che ognuno è libero di andare con chiunque gli pare, bla bla bla… ma la realtà, se vissuta dal di dentro, non è proprio così. O meglio, per me ancora non è così. Se vedo una ragazza al bar la sera dalla quale mi sento attratto, non mi farei troppi problemi ad approcciarla per fare due parole; ma con un ragazzo… con un ragazzo non lo farei mai. Non sai mai la reazione.”
“Certo. Becchi uno che si gira e ti dice: “Che cazzo vuoi frocio?”
“Si ecco, anche meno, però sì. C’è ancora molta diffidenza in giro, ed e per questo che il “mondo gay”, passami il termine, si sviluppa ancora nell’ombra, con app di incontri ad esempio, serate a tema… quindi sì, ecco ci siamo conosciuti così.”
“E lui che fa?”
“L’educatore con ragazzi disabili. Pensa che ha 8 tra fratelli e sorelle, e a proposito del “Che cazzo vuoi frocio?”, i suoi genitori non lo sanno che lui è omosessuale. Dice che suo padre farebbe fatica ad accettarlo. “
“Hai capito perché non sto bene?”, e a parlare questa volta erano i suoi occhi lucidi. “Perché sto mondo è una merda. Sto ragazzo sale e scende da Aosta per stare vicino alla sua famiglia e poi non può essere felice come cazzo gli pare a lui.”

E mentre parlavamo il cielo s’era cambiato d’abito, propendendo per una tinta pastello che meglio si sposava con le prove generali della Luna Piena.

Quel fuori era proprio un bel posto. Quel Pigna proprio un bell’amico.

leggi anche

PIANO PIANO

PIANO PIANO

"Hombre?"Dopo aver mancato la chiamata."Oggi ci sei?"Passa un giorno e nessuna risposta."Lag quando ci sei?" Rendo esplicito il mio bisogno di un amico, e finalmente dall'altra parte del mondo, e del telefono, si paventa un indizio: "Sentiamoci oggi Lam, quando vuoi."...

leggi tutto
“Riempire il vuo-“

“Riempire il vuo-“

"Como llenar un vacío", sorrideva Gagou (sì Gagou, quella della Grecia, cioè lei è francese... insomma quella de Il dopo) mentre io mi ero stufato di far finta di non capire."Que?", le rimbalzo addosso."Como se dice en english? No se...", e si sforzava...

leggi tutto
IN VIAGGIO DA/A/PER

IN VIAGGIO DA/A/PER

"Sono troppo poco egoista per potermi raccontare.", e forse se l'avesse avuto, avrebbe tirato già un sorso di Negroni."Perchè, il raccontare è un atto egoistico?", rispondo dopo aver fatto velocemente i conti col mio ego. Il clima sembrava rinnegare il moto di...

leggi tutto