Proprio oggi Google Foto mi ha ricordato dove fossi due anni fa.
Due anni fa ero in un bosco in Olanda. La vita mi sembrava essere durissima e io non sapevo dove andare, che fare, chi amare, chi essere, se essere… io non sapevo. E passavo le giornate a ripeterlo:
“I don’t know.”, seduto sul divano in River House.
“I don’t know.”, seduto sul divano nel bungalow.
“I don’t know.”, seduto sul prato in riva al fiume.
Google Foto mi ha ricordato però un momento preciso, un’istantanea di me a teatro. Un teatro vuoto, abbandonato nel bosco, dove ero solito recarmi ogni mattina a recitare una parte che era troppo pesante da poter davvero vivere.
Oggi riguardo quella foto con tenerezza e, dall’altra parte dello schermo, dico a quel ragazzo: “Bravo Jacopo.”, e sorrido.
“No.” (oppure “No!”)
Ho chiesto al mio capo (e solo qualcuno o qualcosa lassù conosce l’orticaria che provo nello scrivere questa parola), ho parlato col mio capo (brrrrr…) e lui mi ha detto: “No.”, o forse addirittura “No!”, col punto esclamativo.
Stavo pulendo l’insalata, ortaggio lontano dal mio valore di stagionalità, e dopo aver a lungo tergiversato per fargli la fatidica domanda, ho osato:
“Ho ricevuto un’offerta di lavoro in Olanda, dal 30 novembre al 5 dicembre. Posso andare?”
“No.” (oppure “No!”)
E sorride. Poi infierisce.
“Come ti ho detto qua il lavoro non manca.”
Sì, ma spiegaglielo che in Olanda ci sono delle persone bellissime che vorrei tanto riabbracciare. Spiegaglielo che ci sono alberi, case, supermercati che vorrei rivedere. Spiegaglielo che mi strapagano. Ecco, tienitelo per te.
Così mi sono girato di nuovo verso il lavandino. Crisi nera: un’attentato alla mia libertà.
Mollo tutto. Prima ancora di iniziare.
Ma fammi contestualizzare:
La scuola di gastronomia sta per iniziare.
Con Salvini e Marylin abbiamo fatto un’offerta per una casa.
Ora mancano i soldi.
Panico: ho fatto il passo più lungo della gamba. Dici sempre sì a tutto Jacopo, ma quando cresci? Quando diventi responsabile? Era il caso di cercare casa proprio mentre stai per iniziare una scuola che ti impegnerà tutti i giorni dalle 9 alle 17?
Siamo in troppi. Il quadrilocale potrebbe non bastare se con me dovessi portare anche tutte queste vocine che amano farmi sentire in colpa.
Agisco di fretta, mosso da un’incontrollabile frenesia. Sono inversamente proporzionale alla fiducia che le cose si sistemeranno. No, voglio avere il controllo. Devo avere il controllo.
Mando CV ovunque, scrivo mail, contatto profili Instagram: tutto il repertorio che fino ad ora mi ha portato grande fortuna. Poi per caso, al bar con Salvini: “non cercate qualcuno per qualche evento?”
La risposta celere e inaspettata: “Sì.” (o forse “Sì!”)
La settimana dopo eccomi al C2C festival a fare cose cashless e di configurazione scan. Lavoro dal pomeriggio, alla sera, alla notte fino all’alba. Ma il mio capo, questa volta, è super simpatico, e sono contento di essere lì a imparare un po’ come funzionano certe cose.
“C’è un evento di Google a Milano lunedì e martedì, puoi venire?”, mentre beveva un gin tonic lui, il mio capo super simpatico, e un niente io.
Verifico quando inizia la scuola di gastronomia: sono libero.
“Ci sono.”
Altri due giorni strong con una manciata di ore di sonno e tanto tanto lavoro da fare.
“I badge sono arrivati: vanno configurati e allineati col ruolo degli ospiti.”
“Vieni che ti insegno come generare un pass.”
“Il controllo accessi va bippato una sola volta. Se ci sono problemi, le hostess alzeranno la mano e tu andrai lì a verificare quale sia il problema.”
“Mi raccomando, tra una conferenza e un’altra dobbiamo essere veloci a riconfigurare i palmari.”
Mi sforzo di ascoltare (l’attenzione non è il mio forte).
Faccio sì con la testa.
Imparo.
Va tutto liscio. Anzi no: finisce tutto liscio.
Di nuovo io e il mio capo, quello super simpatico: lui un gin tonic, io un negroni.
Perdo il treno per Torino, dopo essermi dimenticato di essere vegetariano e aver ordinato una pessima salsiccia e friarielli in stazione.
La sera è tardi, ma voglio salutare Maurino che se ne parte. Ciao Maurì! È stato bello, molto. Claudié, noi non facciamo che ci perdiamo eh!
Il giorno dopo è prova in cucina al ristorante greco, quello buono, in San Salvario. Pulisco pomodori. Pulisco insalate. (maledetta stagionalità eh) Faccio pite, una la mangio anche. Va tutto bene, lo staff è simpatico, il lavoro easy. Mi piace, fino a quando arriva il boss.