LADY BUG

da | Ott 28, 2024 | Ottobre 2024

Cammino impegnato a scontrarmi coi troppi pensieri per poter dire che stavo camminando e basta. Alla mia sinistra il fiume Vechte mi separa da una manciata di mucche intente a pascolare il prato che ero solito osservare dalla finestra di River House. Alla destra Olde Vechte, il vecchio orto, e una serie di casette nuove ancora prive di storie, ancora prive di odori.

“Provaci”, mi dico, “prova anche solo a respirare.”

Così mi fermo e, con i palmi delle mani rivolti al cielo, inspiro profondamente.

Nessuna magia. L’aspettativa di un incantesimo si smaterializza di fronte alla solita realtà di sempre. Ci riprovo: un altro respiro, focalizzando l’attenzione sull’aria che dal naso sembra prolungare la traiettoria sulla fronte. Va meglio, ma io sono sempre lì, il fiume è sempre il fiume e i pensieri rimbalzano da un non-luogo al centro esatto della testa.

Non ha funzionato, credo. Però mi sono fermato, e nel farlo ho scoperto una lady bug camminarmi tra i piedi. Mi abbasso e la osservo con grande presenza: “che strano animale”, sospiro.

È tempo ormai di ritornare in cucina: mi sollevo e cammino ammirando il verde degli alberi.
Proprio quando pensavo fossero gli alberi l’oggetto della mia osservazione, ecco che lo sguardo mi cade nuovamente per terra: un’altra. Un’altra lady bug mi attraversa la strada. Lei è più chiara della precedente, ha più “pallini” e sembra prediligere il cammino al volo.

Osservo. Passa qualche secondo e sorrido.

“Se ne vedo un’altra I just need to trust”, mi convinco.

Sto boicottando il mio Eramus a Valencia.

Proprio quando le cose stavano andando definendosi, ecco che lo slittare di una videocall con l’associazione valenciana sede del mio stage, diventa la scusa per rimettere tutto in discussione.

Sono in Olanda, di nuovo. Questa volta ad Olde Vechte: un dei pochi luoghi che ho osato chiamare “casa”. Lavoro come cuoco per Soil&Soul*, un training che combina educazione sistemica e cibo.

Nella squadra anche Joanna, Afrodite e Anna: tre persone speciali con le quali ho condiviso gran parte della mia vita qui in Olanda.

Non avevo voglia di venire.
Sentivo di voler starmene da solo.
Ma il lavoro è lavoro, e le decisioni prese in tempi diversi da quello presente scommettono sempre sul rischio dell’imprevedibilità.

Così atterro ad Amsterdam, passo due giorni da Giulia a mangiare, fumare e prendere Tachipirina, per poi muovermi svogliatamente verso Noord: Fruu e Spriuu (il suo van) mi aspettano.

Mi sento debole, pieno di muco e di rimorsi per aver trascorso gli ultimi giorni a buttarmi via. Dormo praticamente tutto il viaggio mentre in sottofondo una donna parla di un’esperienza di morte.

Ad Olde Vechte i ritmi si fanno da subito serrati, ma il calore e la compagnia della “mia gente” sembra fare più effetto della pillola di paracetamolo. Così mi schiudo diventando ogni giorno un animale diverso: lucertola, cinghiale, ape… ogni mattina il rituale del team: “how do you feel today? Is there any need of support? Pick up your animal card.”

A volte le “cazzate” diventano cose belle, altre volte diventano cose grandi, e altre ancora diventano cose importanti. Il team meeting del mattino, con tutti noi in cerchio, chi con il the, chi con le uova sode, chi con tante tantissime occhiaie, stava diventando una “cazzata” importante. Sentivo un’energia già vissuta accarezzarmi un’altra volta la pelle.

Di colpo la svogliatezza del tornare a lavorare si era trasformata in amore e vitalità e il ritorno agli abbracci ne era marchio di qualità.

Trascorrevo dalle 8 alle 12 ore in cucina con Fruu, ma mai e poi mai avrei definito quell’attività un lavoro: in fondo eravamo due grandissim* amic* che condividevano la stessa passione per il cibo, semplice.

L’ennesima Olde Vechte mi stava restituendo due regali che non ricordavo neanche più di aver mai ricevuto: natura e comunità, e nel farlo compensava con uno sbilanciamento verso tutte quelle decisioni che avevo preso dimenticandomene. Tra esse: Valencia.

Ecco allora che la videocall slittata di 7 ore, senza preavviso, senza alcun messaggio era diventata la scusa perfetta per autosabotarmi l’Eramus: non ci volevo andare in città, non era del casino che avevo bisogno, e men che meno di starmene seduto a fare un lavoro da ufficio. Sentivo di non volere più il sesso, di non volere più l’irrequietezza, la frenesia, le feste. No. Not anymore.

Volevo la parte migliore di me. Quella che esiste quando ho il coraggio di starmene nella natura e nella comunità.

“I love driving your car”, dico a Joanna dopo aver usato la sua Golf nuova di zecca per andare a fare la spesa, “It has a personality.”
“I know”, risponde lei pavoneggiando autostima, “do you know her name?”
“Ah, it’s a her?”
“Of course.”
“So tell me, what’s the name of the car?”
“Lady bug”

* This project is funded by the #erasmus #erasmusplus program of the European Union and @erasmusplusjeugd @het_nji
Credit: 📸 @moon.nah
and @newellnesseducation

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