100

by | Jun 9, 2025 | Giugno 2025

-holaa
-come va? che fai stasera?

-Come sto? Bha, tu?
-Non so, avevi in mente qualcosa?

-io sono a presidiare per gaza in piazza san carlo

Conversazioni al telefono che sembrano smarrirsi tra il rincorrersi del quotidiano.
Poi le ritrovi, le rileggi, e ti ricordi che mancava una risposta, una domanda, o semplicemente il giusto tempo per capire.

-Oggi quando mi hai inviato quel messaggio ho pensato: “è proprio giusto abbracciare una causa al di fuori del sé”

Perché proprio mentre stavo per ricominciare l’ennesimo giro della giostra dei miei loop mentali, il messaggio di Elia mi aveva aiutato a sollevare lo sguardo: c’è dell’altro oltre la tua persona, la lezione insegnatami da quel convulso gesto delle dita su uno schermo. E il privilegio del crogiolarsi sul nulla s’è fatto nuvola spazzata via dal vento del vivere comune.

LA MANCANZA D’ARIA PIÙ BELLA

“[…] buttati in questa iniziativa nella maniera che ad oggi puoi, fai 100 video e poi riscrivimi! :)))”, Alessandro Burbank, in arte burbank_poetry, quando cercavo un tutor che trasformasse i miei dubbi, i miei desideri e la mia energia in un prodotto fatto e finito.

È passato più di un anno da quello scambio di parole, e oggi, posso dire di esserci: il 100esimo articolo è qui!

Non una festa, non una proclamazione.
Solamente il dolce contrasto tra il narcisistico raggiungimento di un traguardo mai prefissato e la curiosità di fare dell’altro.

Perché di questa storia forse vorrei proprio farne dell’altro.
Che sia smetterla o farle provare l’ebbrezza del primo volo.
La dimensione di una scrittura ridondante, che sviscera di un ritmo andante il cronologico susseguirsi delle cose (per lo più astratte, per lo più amorfe), non sembra riconoscersi più allo specchio della propria, prima, intenzione.

A very normal guy voleva dimostrare di poter scrivere, e l’ha fatto.
E adesso?
Adesso che il posare il culo su una sedia, con le dita sulla tastiera, sta diventando sempre più un appuntamento da incastrare sul calendario, piuttosto che il piacere spontaneo e istintivo di includere il reale negli incastri di giochi di parole.
Adesso cosa?

Il mondo della narrazione è un mondo privo di ideali.
Là dove tutto vale, il nichilismo instilla il seme del disfacimento.

Il mondo fuori è più interessante di quello stampato sulle pagine di un blog.
Il mondo fuori è un mondo reale.
Un mondo che si evolve.
Mentre a very normal guy, di questo duplice privilegio, non sembra goderne.

Oggi scrivo nelle solite condizioni di sempre: seduto, con Coulou in sottofondo, e la rassegnata insistenza nel voler/dover scavare a tutti i costi affinché sia qualcun’altro a porgermi la luce.

Il 100esimo articolo può essere qualsiasi cosa: l’inizio, la fine, il resoconto…
Il 100esimo articolo sarà lo sguazzo nella demenza della carnalità.

Sesso, droga e rock n’ roll: la cartolina del viaggio che sto intraprendendo.
Bacco, tabacco e Venere: perché le triadi hanno sempre un non so ché di poetico, in letteratura così come là fuori, tra le lastre dei marciapiedi e la musica dei rave.
La ripetizione asfisiante dello stesso ritmo in cassa dritta scardina le guarnizioni strette a forza dall’essere chi siamo.
Chi siamo?
Figli di genitori perfetti.
Nati dalla parte “giusta” del mondo.
Ingordi, famelici, nottambuli.
Ma allo stesso tempo santoni del culto del corpo, della robotica del consenso e di quella assai più fantasiosa della produttività.

Non riesco a smettere di esercitare il prodigio della ars oratoria.

Esco, scopo, mi drogo, e salto la fila proprio là dove distribuiscono i sogni.
Io che ogni qual volta tentenno sul da farsi mi disegno contadino.
Io che ho appena preso un monolocale in affitto in San Salvario a Torino.
Se solo la mente non avesse la facoltà di creare il tempo: cosa ne sarebbe se vi fosse solamente il presente?
Quanto a lungo continuerei la tiritera del faccio così, ma non sono così?

Ieri GayPride oggi coi postumi di una manciata troppo grossa di ormoni da riequilibrare.
Quant’è bella l’esagerazione!
Quant’è bella la spinta delle caviglie che saltano ore e ore su un terreno reso morbido dalle radici dell’erba!
La paura che non stia succedendo niente.
La certezza che forse è troppo tardi: ciò che doveva succedere sta solo prendendo la rincorsa, e la tua, la mia, la loro impazienza non ha fatto altro che aggiungere un carico sul tappeto volante delle fantasie.
Vola leggero.
Vola soave.
Vola con Mafi che ti tiene per mano proprio mentre volevi andartene a eclissarti tra i sudori freddi dell’adrenalina che si scioglie.
Il tempo che esce dalla mente, e che quindi cessa di esistere: proprio come quando avevo smesso di chiedermi cosa fossi.
Il corteo che avanza a suon di passi sfrigolati sul cemento, mentre la notte è già lì, pronta ad accogliere chi come me non sa che farsene di un letto vuoto.
Di un letto pieno di inimicizie e di insolenti prese di posizioni.
Io ballo, preso dalle convulsioni della mia bolla metafisica.
Mafi mi dice che: “l’esperienza te la crei tu”, mentre ascolto assuefato dall’odore dell’erba tagliata.
Poi giochiamo a respirare disegnando nell’aria il gonfiarsi e lo sgonfiarsi del nostro surreale.

“C’eri al pride?”, l’io ormai senza più contorno a Fede, un ragazzo tutto canotta nera e occhi, anch’essi neri, anch’essi provocanti.
“Come, non ti ricordi?”, lui servendomi l’assist per un tap-in facile facile.
“E come posso dimenticarmelo?”, e con una carezza sul braccio avevo rotto le rigide modalità di autosabotaggio delle mie pulsioni.
Così balliamo.
Incrociando gli sguardi nella ricerca di un amo al quale abboccare.
L’amo sarò poi lo stesso, e insieme ci troviamo bocca a bocca ad annaspare la mancanza d’aria più bella.
La notte finisce lì.
I colori ritingono i prati di verde e il cielo di un giallo indeciso.
Le serrande si alzano e noi chiudiamo a chiave la porta di una velata verità.
È tornato il buio.
È tornato il sudore.
È tornata la mancanza d’aria più bella.

Buon 100esimo a very normal guy,
che tu possa continuare ad essere normale.

Tuo, Jacopo


read also

QUANDO HO SMESSO DI SCRIVERE

QUANDO HO SMESSO DI SCRIVERE

"Per me è il servire", la risposta di Diego a una domanda fatta dal verde della montagna, "è l'atto del servire. Quello di restituire, di fare senza ritorno.""E c'è un libro che più di altri ti ha colpito nel racconto di questo servire?", chiedendogli timido di poter...

leggi tutto
LA GEOLOGIA DELLA STRATIFICAZIONE

LA GEOLOGIA DELLA STRATIFICAZIONE

“Emotions are energies in motion”, mi grida una meditazione all’orecchio senza che io possa davvero sentirla. Le mattine del salone sono un concentrato di ansia e di tensione: qualsiasi tentativo di atterraggio si perde nel pensiero di numeri, eventi, sgabelli...

leggi tutto
LA VITA DI CITTÀ

LA VITA DI CITTÀ

"L'aperitivo è una condanna. E pure la frangia.", in campagna elettorale la Füsy dopo essersi dichiarata la cliente preferita dai ristoratori. "Ah pensavo la Francia", io, colto di sorpresa dal quel suo eventuale inaspettato patriottismo."Anch'io!", Salvini a farmi da...

leggi tutto
en_GBEnglish