PROSOPOPEICO RONZARE

by | Sep 24, 2025 | Settembre 2025

L’angolo di marciapiede esposto alle scorribande delle biciclette sui sanpietrini ci rubava gli spigoli degli occhi. Il mio secondo Campari soda + vino non era sceso liquido come il precedente, mentre Franca era arrivata da poco e Anna era, ancora mentalmente, alle prese col trasloco.

“C’è una discrepanza tra avere una fantasia e prendere l’iniziativa”, aveva esortato Salvini all’attacco, scucendo le ragnatele di una solida relazione nella quale aveva paura di finire ingabbiata.
c’è una discrepanza tra avere una fantasia e prendere l’iniziativa, mi ripeto a voce muta, tagliando lo sguardo per lo sforzo di memoria. Dopo un paio di rosari, a ripetere la frase tra le cervella e la gola, serro le pupille sull’immagine di A. nudo, sull’immagine di A. vestito, ricurvo tra i filari, di spalle col giubotto sulla spiaggia… sublimavano le fantasie anche la più nobile intenzione, mentre l’iniziativa restava bloccata là, tra il secondo e il terzo Campari soda + vino e Franca, che intanto aveva già disossato qualsiasi velleità di carnificazione dell’argomento: “Tanto a letto siamo tutti alti uguali, mi diceva sempre mia nonna”.

DAI UN TITOLO A QUESTA ZUPPA

I ragazzi non vengono più.
E ora che sono un ragazzo anch’io faccio fatica a s-personaficarmi dal ruolo.
Non viene Matteo.
Non viene Lorenzo.
La libido di Alberto segue i flussi stagionali delle fragole.
Mentre quella di Marco muore sotto i buoni propositi di settembre.

Il trash è un affare di noi subdoli masochisti dello strapotere sessuale. E anche se io non ho mai chiuso a chiave una manetta, custodisco in camera il poster di Pinochet con le sopracciglia finte e lo smalto rosso Jessica Rabbit. Dove nasce la paura delle perversioni?

A cena con Claudietto e Maurino, mi sento dire: “Ja, te c’hai bisogno de scopà”.
Peccato per la margherita attesa oltre un’ora, perché la farinata era pure buona.

Pagato il conto della nostra irrisoria presenza sulla terra, corro a casa a guardarmi allo specchio, agitato, tremante, eccitato, a tal punto da confondere l’agitazione con il brivido, fino a collassare nella cenere sparsa di una morte priva di dignità. non dirò niente, in queste righe, che non sia compromettente. ma lo farò continuando a giocare sul filo delle immagini e dei suoni. Dichiaro la mia colpevolezza.
Passa la notte e passo il mattino spiaccicato sul muro come una mosca vittima del suo stesso prosopopeico ronzare.
tornerò, come lama assente nel burro sciolto, prometto davanti alla chiesa della mia prima comunione.
La noia, in paillettes, del mercoledì abbocca stolta al fascino della recidiva, e mi ritrovo ancora una volta con le ali spezzate, e coi miei miliardi di occhi puntati contro: “Cosa avevi detto, stronzo?”, mi fa il grillo parlante travestito da Gordon Ramsay.

Mi lecco le ferite, tanto ormai so benissimo come si fa.
Accendo il telefono e, mentre faccio la cacca, risento “Cos’hai detto stronzo?” perforarmi il cranio. Cerco il grillo tra i tubetti di dentifricio. Cerco la mosca tra le mie volubili pelli. Riaccendo il telefono, in astinenza come Mark Renton, ma stavolta è Enzo Iacchetti a darmi dello stronzo. Riavvolgo il nastro, ma non riesco a spingermi oltre la scena del bambino. È troppo!

È tutto troppo.

Dalla strada si alzano grida e bandiere perforate dalle pallottole dell’indifferenza.
I passi sono lenti, ma decisi a lasciare un’impronta.
“Ce lo ricorderemo tutti questo 22 settembre!”, grida un giovane disarmato dalla scuola.
“Ce lo ricorderemo tutti!”, in coro noi altri, sperando di avere ragione.
E mentre i bambini fanno amicizia, proprio lì, dove un bambino non ci si immagina dover stare, noi adulti sorridiamo, stupidamente stupiti, della loro ingenua meraviglia.

Ah, ho pure imparato a dormire in questi giorni, senza il bisogno di trascendere ai piani alti del piacere, o a quelli bassi della perseveranza. Ma richiudendomi, sarcofago, tra i suoni del respiro altrui. Fino a quando le mani si addormentano, e le carezze non rimangono che l’ultimo afflato di vita di un giorno che non esisterà mai più, nella storia delle storie tutte dei pianeti tutti. Tutti, tranne i ricordi.

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