UN’ESTATE ITALIANA pt.3 (credevo)

da | Ott 4, 2024 | Ottobre 2024

Poi è arrivata la Puglia.

In questo momento potrebbe benissimo terminare qua il racconto di questo viaggio: non ho voglia di impensierire la memoria a scavare nei ricordi di un tempo, ad oggi, quasi remoto.

È solo l’inizio di ottobre, ma sembra siano passate decadi da quei giorni vista mare.

Che poi ancora ce ne sarebbe da dire: la Notte della Taranta, il caciucco di cuggina Franca, l’incommensurabile IO che fatica a confinare tra le esistenze altrui; Lecce e il pasticciotto al bar delle mura, Lecce e il pasticciotto al Caffè Alvino, Lecce e Adele che balla Mi sei scoppiato dentro il cuore mentre le ore di sonno si contano su una mano e il futuro incerto invece straripa strafottendosene.

Dall’estate pt.3 mi porto dietro una lettera e un litigio.
Che poi forse l’epilogo sarà lo stesso.

Skippo l’impegno che mi ero preso nel raccontare le vacanze standomene seduto scomposto nel giardino di una casa nel bel mezzo di una riserva naturale a nord delle Marche.
A “come ci sei finito laggiù?”, risponderei: “per lavoro”, glissando qualsiasi altra forma esplorativa di emozioni che, al momento, temo di non riuscire a contenere.

Sono Irrequieto.
Lo sono. Così scappo dalla cucina e fingo di riuscire ad ascoltare la pioggia.
Non ce la faccio. Troppo il fermento che smuove le viscere e risale.
In un attimo, un’immagine vista a tempo perso su qualche profilo spiritual su Instagram mi rimbalza nella mente:

too many thoughts? write them down

Corro dentro, prendo il computer e mi prometto una serie di movimenti convulsi sulla tastiera.

Dopo la Puglia una relazione che pensavo potesse funzionare, poi il Barbera Bianco e un lavoro e un casa che all’improvviso non ci sono più.
Di mezzo mettici lo spirito, inquinato (forse) da un bacio che ancora oggi non riesce a darsi pace.

Da quando mi sono ri-inabbissato mi sembra che la vita mi parli una lingua che fatico a contenere. E seppur a fatica, seppur entusiasta, non riesco a smettere di provarne a decifrare i significati.

L’ultimo servizio dal greco ho fatto sala. L’ultimo servizio dal greco ho conosciuto una coppia di giovani: lei impegnata in un rifugio per animali, lui videomaker.
Pochi giorni dopo io e lui saremmo usciti, lasciando all’Universo un’autostrada sulla quale ribellare le proprie sbornie infelici.

Come ci sia finito nelle Marche in fondo lo saprei anche: devo aver cucinato sufficientemente bene l’anno scorso in Olanda da aver convinto una cliente ad assumermi come “cuoco privato” per una 4 giorni di retreat solo donne.
Come ci sia finito in tanta irrequietezza invece è indecentemente chiaro: …

ricaccio quelle parole nell’ugola della gola
il significato mi attecchisce.
preferisco morire giovane
che morire e basta.

Lettera alla gratitudine del me stesso senza memoria:
Nel frattempo sono tornato in Olanda: bastarda lei che non ha fatto altro che amplificare il godimento di tale estasi.
Sono tornato a sentire. Al punto da ritrovare quello stesso muschio nel bosco sul quale ero solito riposare ormai anni fa. Da quel punto, da quello stesso punto, ho sentito di dover chiudere un varco.
“when there is nothing, everything could come”, mi avrebbe sorriso Il Miglio Verde lasciandomi dei piatti da lavare.
Forse sto facendo posto.
Voglio crederci.
Intanto la nuova Ommen, ormai (H)Ommen, mi sputa in faccia un elenco di cose che pensavo aver dimenticato: silenzio, natura, stelle e tutto il resto che pesa come un macigno, ma che rende, ormai abitualmente, leggeri.
Scrivo a quella stessa gratitudine, non perché mi ascolti, ma affinché si amplifichi, nonostante l’incertezza… nonostante l’irrequietezza.

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